Il mondo dopo l'uomo by Günther Anders

Il mondo dopo l'uomo by Günther Anders

autore:Günther Anders
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788857549699-fagiolo
editore: Mimesis
pubblicato: 2018-07-13T00:00:00+00:00


La sua attività di pubblicista cominciò con il suo lavoro per il «Vossische Zeitung» e il «Börsen-Courier»?

Si, ma quello era poco più di un interesse. Così come le mie composizioni e i miei dipinti. Avevo troppi interessi, e per molto tempo non mi sono sufficientemente opposto alla tentazione di dilettarmi in tutti quei campi. Finché, come ho già raccontato (circa mezzo secolo fa, quando la situazione politica diventò troppo seria per i giochi, anche per i giochi seri), decisi di scrollarmi di dosso tutto ciò che era irrilevante per la morale e di concentrarmi sulla stesura di testi didattici. Come già detto: l’insegnamento assunse le forme più diverse, scrissi favole, racconti utopici, poesie (tutte, senza eccezione, si riferivano al fascismo e alla guerra), e se mi avessero chiesto che professione facessi avrei risposto: insegnante.

Fu al tempo della sua collaborazione con il «Börsen-Courier» che cominciò a pubblicare con il nome di Günther Anders?

Il nome «Anders» (diverso) venne fuori così. Nel 1930 volevo prendere l’abilitazione accademica a Francoforte con la mia filosofia della musica. Ma Wertheimer, Tillich e Mannheim mi pregarono di avere un po’ di pazienza. «Adesso tocca ai nazisti, per un anno o giù di lì. Quando saranno andati in malora, allora lei potrà abilitarsi». Io non condividevo affatto questo, per dirlo gentilmente, ottimismo infantile. Andai subito a Berlino (a quell’epoca ero sposato con una ragazza che a ragione era una famosa filosofa) e mi misi a cercare un impiego. Avevo tenuto proprio di recente a Radio Assia una conferenza sul poco più che trentenne Brecht, il cui titolo era: Bert Brecht come pensatore, cosa che suonava strana perché ovviamente all’epoca egli era conosciuto solo come l’autore dell’Opera da tre soldi. Comunque, con la mia conferenza radiofonica, andai immediatamente da Brecht e lo pregai di esaminarlo. «Da domani», gli spiegai, «devo guadagnare dei soldi. Pensa di potermi aiutare?». Già il giorno dopo egli telefonò in mia presenza a Ihering, pontefice massimo della cultura del tempo, al «Börsen-Courier»; spiegò, col tono da ipse dixit che già allora gli era proprio, che vicino a lui sedeva qualcuno che, dal giorno seguente, avrebbe scritto regolarmente sul «Börsen-Courier», che costui non aveva niente ma sembrava sapesse fare qualcosa (quest’ultima parte Brecht l’avrebbe più tardi messa in dubbio). Così, da un giorno all’altro, tanto era influente Brecht già al tempo, diventai tuttofare al «Börsen-Courier»; scrissi su tutti gli argomenti rifiutati dagli altri: bambini violentati, un congresso su Hegel e anche un racconto poliziesco. Ci doveva essere ogni giorno qualcosa, in modo che noi potessimo vivere, fino a quando Ihering mi accolse gridando:

«Basta! Cosi non può andare avanti!». «Non possiamo fare uscire la metà dei nostri articoli firmati Giinther Stern!». «E allora mi chiami in modo diverso (anders)», gli proposi. «Bene», disse, «ora lei si chiama Anders». Da quel giorno ho firmato tutti i testi non filosofici come poesie o stories, col nome Anders. E quando, nel mio terzo anno da emigrato, vinsi un premio per una story, mi guadagnai, almeno nella ristretta cerchia degli emigrati, una certa reputazione come Günther Anders.



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